Sempione

Il passo del Sempione

Il Passo si apre a quota 2006 metri e divide le Alpi Pennine da quelle Lepontine. A sud-ovest si trova il poderoso massiccio del Fletschorn, che per pochissimi metri non è annoverato tra i “quattromila” delle Alpi; a est la catena del Leone, la cui vetta non è visibile dal Passo. La strada del Sempione, oggi “addomesticata” con viadotti e gallerie, offre panorami e scorci di rara bellezza e, come disse un poeta, è “una sinfonia di orrori, meraviglie, baratri e supreme guglie”. Per chi arriva dall’Italia, a destra trova l’imponente Ospizio che ospita i monaci agostiniani, costruito all’inizio dell’Ottocento per volontà di Napoleone. Il vecchio ospizio, costruito nell’alto medioevo, sorge poco prima del Passo, in basso, a sinistra della strada ed è raggiungibile in breve imboccando il sentiero che conduce al Simplon Dorf.
Il toponimo ha probabilmente un’origine neolatina e deriva da “Summo plano”, trasformato in “Sempione” attraverso il termine dialettale “Sem plaun”, sommità pianeggiante.
Certamente il Passo fu percorso fino dai tempi più remoti. In epoca romana esisteva già una via percorribile e ancora oggi, dopo il ponte di Crevola, sulla sinistra idrografica della Diveria, esistono chiare tracce di una strada in parte intagliata nella roccia e sostenuta da muretti a secco, lastricata con piode di dimensioni notevoli. Problematico era sicuramente il tratto fino ad Algaby dove le gole di Gondo frapponevano ostacoli molto difficili da superare. Da Gaby al Simpol Dorf fino al Passo la via saliva lungo la sinistra idrografica ed è tuttora visibile e ancora usata dagli escursionisti.

La vecchia caserma napoleonica

“Quand le canon passera-t-il le Simplon?” Questa la domanda che Bonaparte rivolse più volte agli ingegneri preposti alla costruzione della strada rotabile che da Briga doveva raggiungere Domodossola e Milano. Napoleone ragionava in termini militari e se è vero che i cannoni al Sempione significavano il possesso della pianura lombarda era pur vero che la strada avrebbe dato anche un sicuro impulso ai traffici commerciali tra il sud e il nord dell’Europa. La rotabile iniziata nel 1801 venne terminata 4 anni dopo e, su un percorso di 63 Km, tra Briga e Domodossola, contava 64 ponti e 7 gallerie. Con l‘apertura della strada iniziò anche un regolare servizio postale e di trasporto passeggeri. Ad esempio, una delle diligenze partiva da Losanna 3 volte alla settimana e portava al massimo 5 persone, raggiungendo Milano in 4 giorni. Successivamente il servizio divenne quotidiano ed anche le carrozze migliorarono di qualità, trasportando anche una dozzina di persone alla volta.
Con l’apertura del traforo ferroviario cessò il servizio delle diligenze. I lavori iniziarono nell’agosto del 1898 sotto il controllo della compagnia Jura-Simplon. Il progetto, certamente ardito per quei tempi, prevedeva un tunnel di quasi 20 Km, con l’imbocco a sud a quota 634 metri, a Nord invece a quota 687 metri. La particolarità che lo distingueva dagli altri grandi trafori (Cenisio e Gottardo), consisteva in una seconda galleria, parallela alla prima, che doveva assicurare la ventilazione e lo smaltimento delle acque. L’ultimo diaframma di roccia venne abbattuto il 24 febbraio 1905 e la galleria venne ufficialmente inaugurata tre mesi più tardi, alla presenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III e del presidente della Confederazione elvetica. Il primo treno attraversò il tunnel il 25 genneio 1906, ma la linea entrò ufficialmente in esercizio nel giugno del medesimo anno, quando fu reso agibile il tratto fino a Domodossola. L’opera costò la vita di 60 persone, tra operai e tecnici, tutti di origine italiana. Una lapide marmorea presso la stazione di Iselle ricorda i nomi delle vittime.

Il nostro territorio

La valle Divedro si apre a nord di Domodossola, sulla destra idrografica della Toce, dove questa riceve le acque del torrente Diveria. La valle divide idealmente le Alpi Pennine dalle Lepontine e geograficamente termina al Passo del Sempione. Il confine politico si colloca invece a circa 16 Km dall’inizio della valle, pertanto gran parte del bacino della Diveria è in territorio elvetico.

Varzo

Principale centro della val Divedro, Varzo sorge sul versante sinistro della valle. Con le sue 53 caratterstiche frazioni e i circa 2200 abitanti che lo popolano, è fra i comuni più estesi dell’Ossola. Situato lungo la via del Sempione, il paese è ed è stato un’importante tappa e punto di ristoro per i numerosi viandanti e mercanti che transitavano per il valico del Sempione.

Trasquera

Il paese, a 1096 m, è posto sulle pendici del Teggiolo in posizione panoramica: eccezionale la vista sul gruppo Weissmies e sulla catena dell’Andolla. La Chiesa Parrocchiale, dedicata ai SS Gervaso e Protaso, si trova prima di giungere all’abitato, isolata e a sbalzo sulla rupe che incombe su Varzo.

San Domenico

Frazione alpina del Comune di Varzo, San Domenico è situato a 1420 m di altitudine su un altopiano adagiato tra le pendici montuose che delimitano la Valle Cairasca. È una delle ultime località dell’intero arco alpino dove è ancora possibile vivere la montagna nella sua essenza.

Alpe Veglia

Magnifica conca di origine glaciale, costituisce la testata terminale della Valle Cairasca. È circondata da un’ininterrotta catena di montagne sulla quale corre il confine italo-svizzero e culmina infine con l’imponente cima del Monte Leone.
I valichi che incidono la cresta spartiacque non sono del tutto agevoli e l’unica facile via d’accesso è il versante sud-est.

Solcio

Solcio è un grosso alpeggio che si trova ai piedi di un vallone incassato e solitario. Il toponimo descrive il luogo: dal latino “sulcus” e dal dialetto “solch” col significato di solco, una profonda ruga nella montagna che si perde in alto nelle pietraie del Cistella, una delle montagne più belle dell’Ossola, celebrata da poeti e scrittori.